E’ possibile trasformare i documentari in un intrattenimento degno dei popcorn? Trasformare le persone da spettatori passivi in utenti attivi per la salvaguardia del pianeta perchè abbandonino lo scrolling senza senso su Instagram o TikTok per godersi dei contenuti densi di significato? Si può chiedere ai brand e ai registi di diventare “changemaker”?
Partendo da queste sfide, non proprio “easy”, è nato White Bear, la prima piattaforma gratuita che unisce ispirazione e azione attraverso film e documentari pluripremiati e certificati che possono essere trasmessi in streaming in qualsiasi momento e su qualsiasi dispositivo.
Non è solo un servizio di streaming, nè propriamente un editore o un distributore ma dal 2020 ospita contenuti di qualità che hanno come punto di riferimento la sostenibilità: conta oggi oltre 1000 documentari di qualità consultabili liberamente e sta conquistando non solo le associazioni ecologiste ma anche molti brand
Waterbear, un Netflix per la sostenibilità
Soprannominato “Netflix per la natura”, Waterbear vuole che i marchi che realmente si pongono obbiettivi di sostenibilità incanalino una parte del budget pubblicitario nella realizzazione di documentari.
A differenza delle grandi piattaforme come Netflix e Amazon, Whitebear vuole sfruttare l’entertainment generato dai video per stimolare azioni concrete: nei film vengono inseriti inviti all’azione, gli spettatori sono indirizzati verso petizioni da firmare, informazioni da scaricare e ONG da sostenere per promuovere le cause che li interessano.
Waterbear è perciò anche in grado di analizzare cosa spingerà il pubblico ad agire misurando non solo il numero di visualizzazioni ma anche il tempo di visualizzazione, il tasso di completamento, il numero di condivisioni, le firme delle petizioni nonché l’aumento delle donazioni e del volontariato e le prove di cambiamenti politici.
Il servizio gratuito è disponibile su tutti i dispositivi mobili e su più host televisivi, tra cui SamsungTV, LG e Rakuten. L’uso gratuito di una piattaforma di solito obbliga l’utente a sorbirsi gli annunci pubblicitari, ma Waterbear ha deciso fin dall’inizio di non fare affidamento su quel modello.
“Vogliamo rimanere liberi il più a lungo possibile perchè non crediamo che le persone debbano pagare per guardare i documentari. Non crediamo che le persone debbano pagare per salvare il pianeta. È semplicissimo”, afferma Mason-Watts, il fondatore di WaterBear.
Niente spot, solo documentari
Ci si potrebbe chiedere come guadagna Whitebear e come si sostiene. Invece di spot pubblicitari, Waterbear lavora su un modello finanziato direttamente dalle aziende: gli inserzionisti sono invitati a supportare i registi sui temi a cui vogliono che i loro brand siano associati.
“Stiamo lavorando con nomi famosi per incoraggiarli a raccontare una storia attraverso un documentario, non necessariamente la loro storia”, afferma Mason-Watts. “Non siamo interessati al modello di gestione dei fornitori del brand al racconto del responsabile della sostenibilità che spiega quanto sia eccezionale sia il marchio per cui lavora. Siamo interessati a sapere se un brand afferma ha veramente a cuore la battaglia alla plastica monouso, abbinandolo a una ONG e collegandolo con ottimi registi per raccontare storie di documentari reali, autentici e significativi”.
Mason-Watts afferma che la realtà è che i marchi hanno un grande potere e posso utilizzarlo per il bene: “Godono di più fiducia delle ONG, dei politici e persino dei media. Se riusciamo a sfruttare quel potere, possiamo trasformarli in uno storytelling davvero potente e allontanarli da questo ciclo infinito di brand che spendono denaro semplicemente per acquistare impressions”.
I marchi che finora hanno finanziato i contenuti WaterBear comprendono Nikon, Fairphone, Jack Wolfskin, Beginning Node, Luminate, Ellen MacArthur Foundation ed Ecologi e quelli che hanno distribuito contenuti sulla piattaforma includono Patagonia e Rolex, tra gli altri.
Julian Harvie, direttore marketing per l’Europa di Nikon, ha lavorato con Waterbear su diversi film legati all’importanza della fotografia naturalistica. Afferma che nessuna partnership precedente “ha generato lo stesso livello di impegno ed entusiasmo, e Nikon ora ha una veicolo attraverso cui raccontare la propria storia di sostenibilità” e l’impegno raccolto dai documentari ha dato i suoi frutti.